Negli ultimi anni, in molti si sono chiesti se valesse ancora la pena investire in un sito web. “Tanto ormai c’è Instagram”, “Mi basta Google My Business”, “Chi guarda più i siti?” – queste sono solo alcune delle frasi che abbiamo sentito ripetere come un mantra.
Poi è arrivata l’intelligenza artificiale. E ha rimesso tutto in discussione.
Il ritorno del sito web al centro della scena
Con l’esplosione di strumenti AI come ChatGPT, Google Gemini e Copilot, il modo in cui le persone cercano informazioni sta cambiando radicalmente. Ma una cosa resta invariata: l’origine dei dati.
Per rispondere, suggerire, scrivere, riassumere, tradurre… l’AI ha bisogno di fonti. E dove le va a prendere queste informazioni?
Esatto: dal tuo sito web (o da quello dei tuoi competitor, se tu non ce l’hai o se è fermo al 2014).
Se non ci sei, non esisti. Davvero.
Fino a ieri, avere un sito era una questione di credibilità. Una vetrina. O un luogo dove indirizzare i clienti con il classico “trovate tutto sul sito”.
Oggi, avere un sito è una questione di sopravvivenza digitale.
L’AI sta diventando il nuovo intermediario tra te e il tuo pubblico. Sempre più persone, anziché andare su Google, iniziano a chiedere direttamente a un assistente virtuale. E quell’assistente risponde basandosi su dati reperiti online. Se il tuo sito non esiste, è vecchio, o non comunica bene chi sei e cosa fai… semplicemente non verrai considerato.
I tuoi contenuti parlano al posto tuo
Un sito ben fatto aggiornato, e ricco di contenuti utili, oggi ha una doppia funzione:
- Parla ai tuoi utenti (quelli umani).
- Parla all’intelligenza artificiale , che userà quei contenuti per darti visibilità, risposte popolari, suggerirti a potenziali clienti.
E no, non basta avere una pagina social. Le AI danno priorità alle fonti autorevoli e strutturate : blog, articoli, schede prodotto, pagine istituzionali. Esattamente ciò che dovrebbe esserci su un buon sito.
Quindi, cosa fare?
Se hai già un sito, è il momento di aggiornarlo. Se non ce l’hai, è il momento di farlo. Non più solo per piacere a Google, ma per entrare nel radar dell’intelligenza artificiale.
Perché in un mondo dove l’AI risponde al posto tuo, devi assicurarti che abbia qualcosa di buono da dire su di te.